di Nicola Carlino - Studente in Scienze Motorie, Palermo
La colonna vertebrale
La colonna vertebrale è la struttura assile di sostegno del tronco. Essa si estende dorsalmente, sul piano sagittale mediano, dal cranio all’apice del coccige ed è costituita da una successione di segmenti ossei brevi chiamati vertebre, che si sovrappongono e si articolano tra loro. La colonna vertebrale ha la funzione di sostegno del tronco, azione protettiva nei confronti del midollo spinale, contenuto all’interno del canale vertebrale, isolandolo dai muscoli che su di essa si inseriscono. Si distinguono 7 vertebre cervicali, 12 vertebre dorsali, 5 vertebre lombari, 5 vertebre sacrali e 3-5 vertebre coccigee. Dato che le vertebre sacrali e coccigee sono fuse a formare ossa composte, dette rispettivamente sacro e coccige, solo le prime 24 vertebre della colonna vertebrale, dette vertebre presacrali, rappresentano segmenti scheletrici liberi e indipendenti dal punto di vista motorio. Alla lunghezza complessiva della colonna vertebrale che è di circa 70 cm , contribuisce per circa ¼ lo spessore dei dischi intervertebrali che contribuiscono anche alla formazione delle curve fisiologiche. Infatti, la colonna vertebrale presenta 4 curvature che si sviluppano sul piano sagittale, a livello dei tratti cervicale, toracico, lombare e pelvico. La curva del tratto cervicale è convessa anteriormente e prende il nome di lordosi cervicale; la curva del tratto toracico è convessa posteriormente ed è definita cifosi toracica; la curva del tratto lombare si presenta come quella cervicale quindi è convessa in avanti ed è detta lordosi lombare; la curva del tratto pelvico , costituita dal sacro e dal coccige, è convessa posteriormente e , dato che le vertebre dei 2 tratti sono fuse tra loro, non ha lo stesso significato funzionale delle altre e viene definita curva pelvica. La presenza dei dischi intervertebrali , caratterizzati da una certa deformabilità, associata alla presenza delle curve fisiologiche, rende la colonna vertebrale una struttura dotata di un elevato grado di resistenza alla compromissione assiale. Infatti, le sollecitazioni esercitate dal peso corporeo, dall’impatto dei piedi contro il suolo durante la deambulazione, o in modo più accentuato durante la corsa e il salto, che in una colonna rettilinea sarebbero trasmesse , da un‘estremità dall’altra con una leggera perdita di intensità, vengono in gran parte assorbite dei dischi intervertebrali e dalla flessibilità delle curve. Dal punto di vista funzionale, la colonna si presenta come una struttura portante elastica capace di garantire, in opposizione alla gravità, sia la stazione eretta che l’equilibrio di forze e resistenze necessario per la locomozione ed ogni altra forma di attività cinetica finalizzata.
IPERCIFOSI
Come detto precedentemente ,una cifosi è una curva fisiologica del rachide la cui concavità guarda anteriormente. Una curva dorsale si considera fisiologica quando è mobile e quando la sua curvatura è compresa tra 20° e 40°. Nel momento in cui l’ampiezza della curva si presenta con un valore molto elevato allora si può parlare di ipercifosi.
La classificazione medica comprende le cifosi posturali, le congenite, le idiopatiche e quelle da osteocondrosi. Più semplicemente si distinguono:
1 - Cifosi mobili, o atteggiamento ipercifotico, quando un volontario sforzo di raddrizzamento o una correzione passiva (ad esempio il decubito dorsale), possono facilmente essere realizzati. Non c'è una deformazione ossea e si tratta, infatti, di un semplice atteggiamento posturale. Il trattamento sarà solo chinesiterapico.
2 - Cifosi parzialmente o totalmente fissate o rigide, o Ipercifosi, che possono giovarsi sia di un trattamento chinesiterapico, sia di un trattamento ortopedico o, nei casi più gravi, chirurgico.
L'Ipercifosi, o il semplice atteggiamento ipercifotico, è spesso compensata da una iperlordosi lombare (cifolordosi) o cervicale .
Si parla di curva patologica quando avvengono a livello osseo delle alterazioni strutturali. Wolf, Heuter-Volkmann e Depelche hanno enunciato delle teorie che mettono in risalto il fatto che le ossa che ricevono pressioni diverse e anomale, crescono e si conformano in modo non corretto con conseguenti alterazioni delle curve fisiologiche. All’ipercifosi si accompagna spesso un‘ interiorizzazione e un ‘adduzione delle spalle cui segue un'intrarotazione omerale. All’anteposizione delle spalle si accompagna il fenomeno delle scapole alate ovvero lo scollamento del margine vertebrale della scapola rispetto al piano costale dovuto a ipotonia dei muscoli adduttori della scapola (trapezio, romboide, gran dentato) e a ipotonia del grande pettorale. Si può suddividere la muscolatura della spalla in 2 grandi categorie: muscoli intrarotatori dell’omero e muscoli extrarotatori dell’omero .
I muscoli intrarotatori sono : sottoscapolare, deltoide anteriore, grande rotondo, gran pettorale, grande dorsale, capo lungo del bicipite.
I muscoli extrarotatori sono: deltoide posteriore, sopraspinoso, trapezio, sottospinoso, piccolo rotondo , capo lungo del tricipite.
Ora andiamo ad analizzare i seguenti muscoli. Andremo ad analizzare prima i muscoli intrarotatori e successivamente quelli extrarotatori.
Il muscolo sottoscapolare è un muscolo della scapola che origina dalla fossa sottoscapolare e si inserisce sulla piccola tuberosità dell’omero. Concorre all’adduzione e alla rotazione interna dell’omero; insieme ai muscoli sopraspinato, sottospinato e piccolo rotondo costituisce la cosiddetta cuffia dei rotatori e contribuisce a fissare la testa dell’omero mantenendola in contatto con la cavità glenoidea. E’ innervato dai nervi sottoscapolari superiore ed inferiore (C5 , C6). Il muscolo deltoide è un muscolo della scapola e conferisce alla spalla il caratteristico profilo arrotondato. Robusto, di forma piramidale a base superiore ed apice inferiore, avvolge l’articolazione scapolo omerale da ogni lato, tranne che inferiormente e medialmente. Origina dal margine anteriore e dalla faccia superiore del terzo laterale della clavicola, dal margine laterale e dalla faccia superiore dell’acromion, dal margine posteriore della spina della scapola. Si inserisce sulla tuberosità deltoidea, posta nella faccia antero – laterale dell’omero, circa a metà della diafisi. Il muscolo può essere diviso in 3 parti: una anteriore, costituita dai fasci che originano dalla clavicola, una superiore costituita dai fasci che originano dall’acromion e dall’estremità laterale laterale della clavicola, ed una posteriore costituita dai fasci che originano dalla spina della scapola. I fasci anteriori flettono l’omero e lo ruotano internamente; i fasci superiori lo abducono; quelli posteriori lo estendono e lo ruotano lateralmente. Il muscolo deltoide è innervato dal nervo ascellare ( C5 , C6).
Il muscolo grande rotondo è un muscolo della scapola, da dove origina sulla faccia posteriore, in prossimità dell’angolo inferiore. Si inserisce sul labbro posteriore del solco bicipitale dell’omero. Ha la funzione di addurre estendere e ruotare internamente l’omero .
Il muscolo grande pettorale unisce l’arto superiore alla parete toracica. Origina dalla metà mediale della clavicola, dalla superficie anteriore dello sterno, dalle cartilagini delle prime sette coste, dall’aponevrosi dell’obliquo esterno dell’addome .Si inserisce sul labbro anteriore del solco bicipitale dell’omero. L’origine consente di distinguere nel muscolo una parte clavicolare e una parte sternocostale. Il muscolo flette, adduce e ruota internamente l’omero. In particolare, la parte clavicolare flette l’omero; la parte sternocostale interviene nel movimento di estensione quando questo si compie contro una resistenza; se le braccia sono alzate e fissate porta il tronco in alto e in avanti. Infine, eleva le coste nell’ispirazione forzata.
Il muscolo grande dorsale unisce l’arto superiore alla colonna vertebrale. Origina dai processi spinosi delle ultime sei vertebre toraciche, dalla fascia lombodorsale che lo connette alle vertebre lombari e sacrali, dal margine posteriore della cresta iliaca e dalle ultime 3-4 coste con digitazioni che si ingranano con quelle dell’obliquo esterno dell’addome. Si inserisce sul fondo del solco bicipitale dell’omero. Ha la funzione di addurre, estendere e ruotare internamente l’omero. Se le braccia sono sollevate sopra la testa e fissate, solleva il tronco. Partecipa ai movimenti espiratori violenti come lo starnutire ed il tossire. E’ innervato dal nervo toracodorsale (C6, C7, C8).
Il muscolo bicipite brachiale è un muscolo del braccio che ha 2 capi di origine:il capo lungo e il capo corto . IL capo lungo si distacca dal tubercolo sovraglenoideo della scapola , il capo corto , che è più voluminoso , dal processo coracoideo della scapola. I due capi si riuniscono in un unico tendine che si inserisce sulla tuberosità bicipitale del radio. Agisce per lo più sulla articolazione del gomito , flettendo l’avambraccio e portando in supinazione se è pronato. Dato che è un muscolo pluriarticolare (le inserzioni tendinee uniscono e muovono più segmenti ossei.), agisce anche sulla articolazione scapolo-omerale determinando la flessione e l’adduzione.
Il muscolo sopraspinoso è un muscolo della scapola. Ha origine dalla fossa sopraspinata e si inserisce sulla faccetta superiore della grande tuberosità dell’omero. Il suo tendine di inserzione aderisce alla capsula dell’articolazione scapolo – omerale. Il sopraspinoso fa parte dei muscoli che costituiscono la cuffia dei rotatori. Ha la funzione di abdurre l’omero ed è innervato dal nervo soprascapolare.
Il muscolo trapezio, appiattito e di forma triangolare, origina dalla linea nucale superiore dell’osso occipitale, dal legamento nucale e dai processi spinosi della settima vertebra cervicale e di tutte le vertebre toraciche. I fasci superiori , diretti verso il basso, si inseriscono sul margine posteriore del terzo laterale della clavicola; i fasci intermedi, diretti trasversalmente, terminano sul margine mediale dell’acromion e sul margine superiore della spina della scapola; i fasci inferiori, diretti verso l’alto, si inseriscono sull’estremità mediale della spina della scapola. I fasci superiori elevano la spalla; i fasci intermedi retraggono e ruotano lateralmente la scapola; i fasci inferiori ruotano lateralmente e deprimono la scapola, Inoltre, il trapezio mantiene l’equilibrio della scapola durante l’utilizzazione dell’arto superiore. Se la scapola è fissata, contrazione simultanea dei muscoli estende la testa e il collo, mentre la contrazione unilaterale inclina lateralmente la testa.
Il muscolo sottospinoso è un muscolo della scapola che origina dalla fossa infraspinata e si inserisce sulla faccetta media della grande tuberosità dell’omero. Costituisce la cuffia dei rotatori.
Ha la funzione di ruotare esternamente l’omero ed è innervato dal nervo sottoscapolare(C5,C6).
Il piccolo rotondo è un muscolo della scapola, dalla cui faccia posteriore origina , in prossimità del margine laterale. Si inserisce sulla faccetta inferiore della grande tuberosità dell’omero. Ha la funzione di ruotare esternamente l’omero. Anche questo muscolo costituisce la cuffia dei rotatori.
Il muscolo tricipite brachiale è un muscolo del braccio che ha 3 capi di origine: il capo lungo, il capo laterale e il capo mediale. Il capo lungo nasce dal tubercolo infraglenoideo della scapola; il capo laterale origina dalla superficie posteriore della metà superiore dell’omero; il capo mediale origina dalla superficie posteriore dei due terzi inferiori dell’omero. I 3 capi si riuniscono in un unico tendine che si inserisce sull’olecrano dell’ulna. Il muscolo tricipite brachiale agisce principalmente sull’articolazione del gomito, estendendo l’avambraccio. Il capo lungo partecipa all’estensione e all’adduzione dell’omero. E’ innervato dal nervo radiale ( C6,C7, C8).
Metodiche di correzione dell’ipercifosi
Si dovranno proporre delle schede nelle quali ci sarà l’obiettivo di accorciare i muscoli extrarotatori dell’omero e adduttori delle scapole e di allungare i muscoli intrarotatori dell’omero con esercizi di allungamento incompleto e contrazione completa come enunciato dalla legge della plasticità muscolare.
Il trapezio e i muscoli scapolari tendono a correggere l’atteggiamento cifotico; il gran dorsale tende a favorire un atteggiamento cifotico; infine, i paravertebrali tendono a correggere un atteggiamento cifotico.
Prima di andare a ipotizzare una possibile scheda di allenamento per un soggetto con ipercifosi, andiamo a parlare della legge della plasticità muscolare.
La legge della plasticità muscolare enuncia che la lunghezza delle fibre è proporzionale al riaccorciamento ottenuto dalla loro contrazione, e questo riaccorciamento è circa uguale alla metà della lunghezza delle fibre stesse.
Vi sono 4 diversi tipi di movimento che un muscolo può realizzare:
· Allungamento completo , accorciamento completo
· Allungamento completo , accorciamento incompleto
· Allungamento incompleto, accorciamento completo
· Allungamento incompleto , accorciamento incompleto
Nel caso di un movimento eseguito con la massima ampiezza, dall’allungamento completo all’accorciamento completo, aumenterà la lunghezza della parte contrattile, e lo farà un misura pari alla contemporanea riduzione della lunghezza della parte tendinea. Conseguentemente, il muscolo manterrà a riposo la sua misura, aumentando però la propria velocità
Nel caso di movimento caratterizzato da un allungamento completo e un accorciamento incompleto, la parte tendinea tenderà a incrementare la propria lunghezza, a scapito della parte contrattile. Ciò comporterà alla fine in un muscolo a riposo più lungo ma meno veloce.
Con un accorciamento completo e un allungamento incompleto , si assiste a una riduzione della parte contrattile , mentre la parte tendinea manterrà la sua lunghezza inalterata. La lunghezza del muscolo a riposo , di conseguenza , diminuirò
Infine, nel caso di accorciamento e allungamento incompleti , si avrà una riduzione della lunghezza della parte contrattile e tendinea. Ciò comporterà la diminuzione della lunghezza del muscolo a riposo. Ora andiamo a ipotizzare una possibile scheda di allenamento per un soggetto principiante con ipercifosi , andando a descrivere anche la tecnica di esecuzione degli esercizi .Il soggetto presenta una curva cifotica aumentata senza problemi strutturali ma dovuta a squilibri muscolari.
Bibliografia
Antonio Paoli, Marco Neri – Principi di metodologia del fitness – Elika editrice -2010
Barni T. e Coll.: Anatomia dell’apparato locomotore, Edises, Napoli 2008
Personal Trainer – Federazione Italiana Fitness – Centri Studi La Torre
Sitografia
www.stecan.com
www.benessere.com