Allenare ed educare i giovani al gioco del calcio non è un compito semplice. Occorre sapere miscelare capacità tecniche, tattiche, educative, psicologiche e comunicative, tenendo sempre in considerazione le fasce d’età a cui ci si rivolge. Le attività devono essere, innanzi tutto, adattabili a tutti, abili e meno abili, in modo da garantire possibilità di successo e di gratificazione non influenzabili dal tipo di costituzione fisica o di abilità specifiche dei bambini. Non devono avere, come nello sport riservato agli adulti, regole fisse e costanti, ma queste dovranno essere adattate, secondo i fini di volta in volta richiesti, per meglio raggiungere gli obiettivi prefissati. Il tecnico/allenatore dovrà avere una profonda conoscenza delle problematiche legate alle dinamiche dell’apprendimento motorio; dovrà conoscere e tenere ben presenti i processi che regolano la maturazione fisica e le fasi sensibili che sono alla base dello sviluppo biologico dell’apprendimento, in modo particolare delle capacità coordinative, supporto essenziale nell’esecuzione dei gesti tecnici. Si dovranno quindi proporre in forma variata e globalizzata tutti gli schemi motori di cui gli allievi sono in possesso, perfezionando nel modo più ampio possibile le abilità motorie e le capacità coordinative e organico-funzionali che ne sono alla base. Le attività dovranno essere caratterizzate dalla multilateralità dei contenuti e dalla polivalenza degli esiti, riguardo le diverse aree che compongono la personalità degli allievi. Ogni seduta di allenamento, ogni fase della didattica in genere deve essere in grado di provocare un adattamento positivo nei comportamenti dei bambini, ed un coinvolgimento attivo che favorisca la loro crescita globale. Nel rispetto delle fasi e dei ritmi della crescita psico-fisica, la proposta dei diversi esercizi deve avere precisi caratteri di gradualità: si passerà dai giochi più facili a quelli più difficili, dai più semplici ai più complessi. Come detto, la ricerca di sviluppo delle capacità coordinative dovrà precedere quella delle capacità organico-funzionali e, tra queste, il miglioramento della rapidità dei gesti precederà quello della forza e della resistenza che, in pratica, si raggiungeranno in modo indiretto e riflesso. L’allenatore di calcio, come degli sport di squadra in genere, dovrà interagire e fare interagire non una singola persona, ma un gruppo di individui, ciascuno con le proprie caratteristiche, sia di ordine tecnico e fisico sia di tipo psicologico: dovrà quindi essere in grado di fornire obiettivi sul piano del gioco e dell’apprendimento tecnico che siano soddisfacenti per tutti. Lo scopo sarà quello di orientare l’attività di tutto il gruppo verso il conseguimento di mete comuni.
Il Settore Giovanile e Scolastico della Federazione Italiana Gioco Calcio ha suddiviso l’attività di base in tre gruppi di età:
Piccoli Amici (6 – 8 anni);
Pulcini (8 – 10 anni);
Esordienti (10 – 12 anni);
indicando una precisa proposta di utilizzazione del gioco soprattutto nelle prime due fasce d’età. Nella fascia dei Piccoli Amici sarà opportuna la proposta di giochi basati su una motricità naturale, legati alle esperienze che il bambino vive quotidianamente nell’ambiente che lo circonda e in quello fantastico della sua immaginazione. Le attività di gioco da proporre dovranno privilegiare il confronto e le attività di esplorazione. Nella fascia dei Pulcini il bambino dovrà essere accompagnato a confrontare le abilità motorie acquisite con quelle dei compagni. La programmazione delle attività avrà come riferimenti i tre parametri che interagiscono nella prestazione di gioco: tecnico, tattico e fisico. Sul piano tecnico gli obiettivi da raggiungere riguardano le condotte tecniche fondamentali del gioco del calcio. L’aspetto tattico dovrà cercare comportamenti di collaborazione tra i compagni, nelle fasi di possesso e di non possesso palla. Sul piano fisico l’esecuzione delle varie gestualità riceveranno sollecitazioni di natura spazio-temporali, con la ricerca della
rapidità e della precisione. Tutti questi comportamenti andranno sollecitati sempre attraverso il gioco: il bambino dovrà, sperimentando, trovare in forma autonoma le soluzioni più efficaci ai problemi via via incontrati. Nella categoria Esordienti la sfera tecnica assume importanza rilevante. Le sollecitazioni didattiche dovranno essere proposte al fine di realizzare una capacità d’azione efficace, attraverso forme di movimento che interessano sia l’area senso-percettiva-coordinativa, sia quella cognitivo-elaborativa. Gli
obiettivi specifici dovranno stimolare l’apprendimento di movimenti (gesti tecnici fondamentali) che devono tendere all’automatizzazione e alla coordinazione fine del gesto, utili a distogliere l’attenzione dall’attrezzo pallone, per renderla disponibile alle situazioni di gioco. In stretto collegamento con la parte tecnica dovranno essere stimolati i fattori tattico cognitivi, miranti a costruire comportamenti adeguati al gioco, e che dovranno essere appresi prevalentemente attraverso una metodologia induttiva. Per quanto attiene alla sfera fisico-motoria, sono consigliabili esercitazioni per il miglioramento della coordinazione e del riordino degli schemi motori, influenzati, soprattutto nel secondo anno esordienti, da una crescita staturale repentina. Lavori a secco sono giustificati soltanto per qualificare la componente neuromuscolare o eventualmente per recuperare una parte di
deficit motorio accumulato da una ipocinesia tipica dei nostri tempi. Prima di iniziare ogni attività occorrerà quindi definire le finalità educative generali, cioè le finalità che ci si prefigge di raggiungere, preso atto del punto di partenza degli allievi, dei mezzi disponibili, delle tecniche e della metodologia che si vuole attuare.
Dott. Angelo Cataldo
Allenatore di Base FIGC
Tecnico Istruttore FIDAL
Tecnico scuola calcio CUS Palermo
Laureato in Scienze delle Attività Motorie e Sportive